mercoledì 21 maggio 2014

Ocean





Sono qui seduta sul letto col Mac sulle gambe e ascolto Ocean. Solo a questo orario improponibile, mezzanotte e venti, come un’onda che si infrange su uno scoglio mi è venuta la voglia irrefrenabile di scrivere su di lui, nonostante il 6% di autonomia del laptop.Come puoi rimanere impassibile ad un viaggio tra i flutti di 12 minuti e 04 secondi? John Butler è il suo nome. Questo brano ti abbraccia gentilmente e ti culla, come le braccia di una madre, per poi fare una pausa e dirti “oh, è ora di muovere il culo!” e accompagnarti in una passeggiata ritmata che ti sta portando chissà dove, ma incessante aumenta di forza. E tu prosegui. Non ti accorgi del tempo che passa, della fatica che stai facendo e di dove stai andando. Poi rallenti, e ti guardi intorno. Cominci ad ammirare tutto quello che prima non avevi notato, con una tale meraviglia che ti fa venire voglia di correre e allora ricominci prima incedendo sui passi, poi camminando, infine correndo. Osservando in giro questa volta, correndo con lo sguardo al cielo, col rischio di cadere, ma corri, vai, sempre più veloce senza mai fermarti a guardare indietro. Ti manca il fiato ma come l’acqua del mare, non puoi fermarti, puoi casomai rallentare, come rallentano le mani di John sulle corde. Falso allarme, si ricomincia più veloce che mai, senza fermarsi, mai, senza perdersi, mai, andando avanti, perché è quella la nostra strada, perché si va avanti e non importa del passato. Col vento contro il viso, dentro questo incessante viaggio, siamo forse finalmente arrivati? 


John non ha bisogno di troppe presentazioni, non è nemmeno una delle più fresche novità nel campo musicale, ma è un’ emozione continua. E’ un ragazzino di 39 anni, che ne dimostra 10 o 20 di meno. E’ un australiano nato in California con alle spalle 4 album incisi con il nome di John Butler Trio, insieme ad altri musicisti che sono arrivati e passati fino a lasciare il posto agli attuali Byron Luiters e Grant Gerathy. Ha pubblicato due album da solista. Vederlo suonare sfiorando le corde con una tale leggerezza da creare un suono così invadente è un’esperienza. Anche solo dallo schermo del proprio computer, tramite il suo account YouTube.
Devo ammettere che non so molto della sua storia, ma per me la sta facendo.






Nessun commento:

Posta un commento