Belle Facce

Dopo parecchie richieste apro finalmente questa nuova sezione dedicata a quei bei faccini che stanno cominciando a sorridere al mondo della musica.
O che stanno cominciando a far sorridere la gente grazie alla loro musica. 


In questa pagina scriverò quel che penso dei gruppi o cantanti nascenti e meno conosciuti e per questo motivo credo sia giusto dare  a questa rubrica uno spazio apposito nel blog.

Chiunque voglia suggerire tra i commenti nuove Belle Facce da recensire è il benvenuto.






Lunedì 27 Aprile 2015






L’ultimo rampollo della famiglia Dischi Sotterranei non si chiama Ultimo, come poteva succedere nelle famiglie numerose del '900 o in Questa Storia di Baricco, ma risponde al nome di




Originario di Brescia, Padovano d’adozione, fa capolino nella città della Musica nel 2014 ma il suo primo ep “Debole (Senza regole)” viene pubblicato sette giorni fa, il 20 aprile, da Dischi Sotterranei. 
Quattro brani caldi e avvolgenti, che bene si inseriscono nel tepore primaverile che si sta avvicinando. “Mediterraneo” con un’onda ci ha trasportati dolcemente fino ad un lido lontano, dove passando attraverso a “Quanti anni hai” possiamo sentire l’odore dell’erba appena tagliata e il profumo delle margherite in fiore che accompagnano un emotivo, tremante, adolescenziale flusso di coscienza. Il sole ci batte sul viso da naufraghi ascoltando “Brindisi”, ed è tagliente il modo in cui l’atmosfera si oppone al messaggio della voce di Pietro e della sua chitarra.
Peccato che questo viaggio si concluda in “Debole (senza regole)” brano interessante quanto ripetitivo, ma in effetti la giusta arma per far si che il tarlo dell’orecchio si insinui nelle nostre teste e ci faccia cantare quando meno ce lo aspettiamo “no, perché no, perché non si può”.

Quando il timbro interessante di Pietro vuole danzare con qualche amico in più oltre alla sua chitarra, si aggiungono Roberto Obici alla batteria, Edoardo Della Bitta alla chitarra e Marco Sorgato al basso. Il suo progetto infatti si presenta live in situazioni diverse, momenti più intimi in cui Pietro si esibisce da solo e altri in cui la band è al completo.






Di seguito le sue pagine promozionali:






Lunedì 19 Gennaio 2015



In un periodo in cui Cecco e Cipo spopolano, a tal punto da venire accettati (e poi eliminati) ad XFactor; in un momento in cui i Lo Stato Sociale sono i nuovi poeti del secolo; in una realtà in cui gli Zen Circus sono diventati i padrini di ogni ragazzetto con in mano una chitarra, Gaspare Pellegatta parte bene.




Intanto non si accontenta di suonare ma ogni suo concerto è prima di tutto una mostra d’arte. Gaspare Pellegatta si definisce come "un giovane pittore e cantautore ma, soprattutto, un ragazzo che ha deciso di raccontare una storia: la sua.”
Il nome della mostra da cui prende titolo il suo primo ep, pubblicato il 23 settembre 2014, è “L’Amore in Ventiquattro Brioches”. Possiamo dire che la musicalità del ragazzo non è nuova, c’è un’ispirazione che io definirei quasi citazionale a i Lo Stato Sociale nelle loro versioni acustiche, e non ci sono nemmeno grandissime capacità canore da elogiare, ma i testi sì, sono degni di nota. Scivolano veloci sulle note con un ritmo tutto loro che però è azzeccatissimo alla melodia, e non sono i testi banalotti di cui ultimamente la musica italiana più commerciale vuole farci credere di aver bisogno. Sono testi non troppo semplici ma nemmeno troppo complicati che come dice lui stesso parlano della sua storia, ma in un modo garbato e comunque mai troppo esaustivo, lasciandoti il dubbio del “chissà cosa era successo...".
Quasi come un cantastorie, racconta della vita di tutti i giorni in modo ironico e riuscendo a trasformare la routine in qualcosa di più interessante, ipnotizzante. In modo da farti venire la voglia di esserci stato lì, quando quello di cui lui canta era accaduto e di invidiarlo per aver vissuto quegli attimi, che magari non sono nemmeno stati effettivamente così interessanti, ma lui ha la capacità di raccontarti facendoteli credere tali. 

Dopo un primo ascolto dell’ep viene subito voglia di riascoltarlo per poter urlare, quando si va in montagna con gli amici, sul bordo di un dirupo guardando verso il panorama, "PASTORE PASTORE PASTORE MATTEO!”. 




Queste le sue pagine promozionali:

BANDCAMP

FACEBOOK




Sabato 10 Gennaio 2015





Mettete in un calderone i testi criptici dei Subsonica, indicazioni mediche, il mistero dei Daft Punk, previsioni del tempo, Venezia, I Cani, sintetizzatori, lamette per farsi la barba e originalità: ecco che starete preparando degli ottimi Miss Mog.



Nascono a Marghera-VE nel 2008 e il loro grafico segna una crescita fino al 2013, in modo da raggiungere i livelli che oggi hanno dato come risultato “Tutto Qui”, il nuovo Ep, prodotto da loro stessi con l’ausilio di Beppe Calvi (aka Zucca Veleno), Soviet dischi Studio. 
Le Miss compongono una musica elegante e pretenziosa nei testi come si addice ad una vera signora, ma allo stesso tempo ironica, spesso nei loro stessi confronti. Ovviamente rivolgendomi al femminile scherzo, perché i Miss Mog sono in realtà composti dalla voce di Enrico Borsani Colussi, il basso di Tommaso Caggiano e Enrico Graziano che loro definiscono macchinista in quanto si occupa di tutto ciò che è elettronico e macchinoso. 

Personalmente devo dire che non ho ancora capito se mi piace o no la loro musica, apprezzo le loro sperimentazioni sonore, questo modo di fare musica elettronica che nonostante esali profumi di artisti già noti, ha comunque un che di attraente e insolito.
Ascoltando il loro “Tutto Qui” sono stata risucchiata in un vortice di fascinazione e in una sorta di limbo dal quale mi è impedita l’uscita.




Se volete essere risucchiati anche voi, ecco le loro pagine promozionali:

SITO INTERNET

SOUNDCLOUD

FACEBOOK

Mercoledì 30 Luglio 2014





Devo dire che già dal nome
dell’ep mi stavo spaventando: “Volevamo Suonare Indie Rock, Ma Siamo Zarri Dentro” poi però questa sonorità simile a gli MGMT centrifugati con i Franz Ferdinand e Moby, più ritmati e con l’aggiunta di un’inglese smangiucchiato, mi ha preso. 




Sono i Baudelaire's Conspiracy: Davide Felletti, Mattia Binaghi, Giacomo Felletti e si descrivono come un un trio di dj/musicisti/produttori di musica elettronic-dance con influenze indie-rock, nati verso fine del 2012 a Gallarate (Varese). “Volevamo Suonare Indie Rock, Ma Siamo Zarri Dentro” è il loro ep d'esordio completamente autoprodotto (contenente una collaborazione con i There Will Be Blood, Ghost Records).
Questa ignavia nel non voler cancellare la “zarragine” dal loro essere è decisamente un passo a loro vantaggio, trasformando qualcosa di ormai praticamente mainstream come l’indie rock (curioso come qualcosa che doveva essere di nicchia, ora sia caratterizzante per quelli che vogliono fare i “diversi” pur non essendolo, ma questa è un’altra storia) in qualcosa di molto meglio e forse realmente alternativo, probabilmente più proteso a far ballare le folle, ma con nuove sonorità, aggiungendo in Sonnet D'automne un flauto che fa catapultare un’ipotetico Ian Anderson in un mix di elettronica. 
La loro musica è fatta di drum ’n’ bass, rock pestato, goa e molto altro… Elettronica e vecchie glorie per un risultato finale di un “club mix” come lo chiamano loro a cui manca solo lo scratch di Grand Wizard Theodore per non farsi mancare nulla. 

Sono rimasta davvero sorpresa, un’ep degno di questo nome che prelude ad altre produzioni interessanti, andate così ragazzi!
E che sia benedetta quella vostra vena zarra




Queste sono le loro pagine promozionali:

BANDCAMP 

http://baudelairesconspiracy.bandcamp.com/releases  


YOUTUBE

https://www.youtube.com/watch?v=PSaCsTUstXQ  


FACEBOOK 

https://www.facebook.com/baudelairesconspiracy

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